«Veloce, economico, puntuale». Questo lo slogan che fu scelto dall’amministrazione Stancanelli per l’introduzione a Catania del Bus Rapid Transit, il servizio di collegamento pubblico in superficie che viaggia su un percorso riservato delimitato da cordoli e con semafori dedicati sempre verdi.
Quando il 10 aprile 2013 la prima linea di BRT fu presentata alla città ci fu una certa diffidenza da parte dei cittadini, abituati a proclami seguiti da delusioni. Tuttavia, nel giro di poco tempo, il BRT1 conquistò sempre maggiori consensi grazia alla sua effettiva utilità ed efficienza. Si trattava di una linea veloce perché in poco più di 20 minuti portava dal parcheggio Due Obelischi al cuore del centro di Catania; economico perché con 1,50 euro era possibile effettuare andata e ritorno e con tariffe agevolate per la sosta nel parcheggio, sempre più convenienti in base al numero di utenti che dalla vettura avrebbero proseguito il viaggio in bus, e, infine, davvero puntuale e con frequenze di un bus ogni 7 minuti in orario di punta. All’interno della vettura, la segnalazione vocale aiutava a individuare la fermata e questo rendeva ancora più metropolitano il servizio.
Altro punto di forza era il biglietto integrato, che permetteva di scambiare con la metropolitana e quindi raggiungere zone non servite dal BRT, sempre in pochi minuti e senza dover comprare un altro biglietto.
Il servizio, dopo gli iniziali scetticismi, fu molto apprezzato dai cittadini tant’è che molti decisero di lasciare la macchina al parcheggio Due Obelischi e di utilizzare il Brt per recarsi in centro. Avere un immobile servito dal Brt significava avere un valore aggiunto e non era difficile trovare annunci di affitti per studenti in cui capeggiava la scritta “appartamento servito dal Brt”.
L’entusiasmo fu crescente: finalmente un servizio di trasporto pubblico su gomma efficiente. La vecchia Amministrazione prevedeva l’istituzione di altre tre linee Brt che collegavano i parcheggi scambiatori della città con il centro cittadino: Catania si stava allineando alle grandi città europee con un trasporto pubblico efficiente e finalmente si cominciava a parlare di mobilità sostenibile.
Ma con le prime difficoltà economiche dell’AMT, emerse a metà dell’anno scorso sotto l’amministrazione Bianco (sebbene i crediti non riscossi da parte dell’Amt vantano già diversi anni di accumulo), per il Brt cominciò un lento declino fino ad arrivare alla situazione attuale, dove del servizio iniziale non è rimasto quasi più nulla.
Ecco una sequenza fotografica che mostra il declino di una linea veloce che veloce non è più.
Inoltre vengono spesso utilizzate vetture vecchie e sporche, senza la livrea che le contraddistingueva. È sparita la segnalazione vocale delle fermate a bordo, i semafori dedicati che davano via libera non funzionano più, il biglietto integrato (bus+metro) non vale sul Brt e le tabelle elettroniche, talvolta, non segnalano il passaggio del bus.
Di chi sono le responsabilità? Certamente della Regione Siciliana e del Comune di Catania per crediti non pagati all’AMT. Ma anche da parte della stessa dirigenza che ha compiuto delle scelte sbagliate di fronte a condizioni critiche dell’azienda. Basti pensare al bando per l’ufficio stampa, al servizio di vigilanza prorogato sine die, che è costato molto di più rispetto all’incremento dei biglietti emessi, agli affitti enormi e alla mancata rimodulazione delle linee.
Gli effetti del declino sono ormai evidenti in città. Chi prima utilizzava il BRT, adesso non lo fa più e ha ripreso la propria auto per recarsi in centro città. Questa è la sconfitta più grande e deleteria, mentre il traffico in città è sempre più congestionato.
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